Diario della Settimana chiude :(
Oggi mentre partivo da Bari per Teramo ho comprato, come facico spesso, "Diario della settimana". La copertina, bianca, mi ha subito incuriosito, così ho letot subito le poche righe scritte a centro pagina "Diario della settimana dopo aver tenuto un diario per 567 settimane, si prende una pausa. Per pensare alla cosa più giusta da fare oggi".
Sono rimasto scioccato. La chiusura di un giornale, ma in generale di una testata giornalistica, di qualsiasi tipo è una sconfitta e al tempo stesos una sconfitta per la democrazia, che perde una delle voci che fanno dle pluralismno dell'informaizone una delle poche cose democratiche che ci rimangono oggi. Quando a chiudere è una testata come Diario, ricca di informazione e di approfondimento, indipendente e coraggiosa, l'amarezza è grande e rimane il rammarico.
Riporto integralmente l'ultimo editoriale.
Diario chiude e volta pagina
Undici anni, un po' di storia, molti ringraziamenti e progetti per il futuro
Mercoledì 23 ottobre 1996, allegato al quotidiano L’Unità, usciva il primo numero di Diario della settimana, che si autodefiniva giornale dedicato alla «buona lettura», all’inchiesta e al reportage. Dopo un anno Diario se ne andò da solo nel perigliosissimo mare delle edicole. Questo giornale è durato 567 settimane, cercando di fornire nel corso di undici anni la buona lettura che aveva promesso e di non essere travolto dagli eventi. Alla buona lettura iniziale abbiamo aggiunto nel corso del tempo numeri speciali, libri, film.
Per quanto riguarda i «terribili eventi», l’ironia vuole che nascemmo in Italia con il governo Prodi e lì di nuovo siamo in solo apparente tedio e continuità. Ma quanta corrente è passata in mezzo! Berlusconi, Bush, l’11 settembre, bin Laden (la grande inchiesta su «Guantánamo e le procedure dell’indifferenza» che trovate in questo numero chiude le nostre pubblicazioni), Saddam Hussein, gli immigrati appesi alle reti per tonni e quelli che ce l’hanno fatta ad asciugarsi per venire prontamente a bagnare, molesti, il nostro parabrezza.
Tenere un diario in pubblico, settimana dopo settimana, è un’attività che in questi undici anni è cambiata molto. Il numero di siti web, di blog e in generale lo scambio di notizie è fortunatamente cresciuto a dismisura. La «buona lettura» è stata adottata da molti giornali. La possibilità di sedersi di fronte al proprio lap top e di consultare «in tempo reale» tutte le fonti di informazione del mondo è sempre più alla portata di tutti. Il mercato pubblicitario (l’unico a tenere in vita i giornali) è a noi praticamente precluso, per quella mancanza di do ut des che ci caratterizza e che dal mercato evidentemente è stato ben colto.
Continua
Etichette: giornalismo, media
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